Si sta facendo sera quando giungiamo nel cortile dell’azienda di Pizzulin. Le vigne sono ad un passo, e il curato giardino è decorato con rose ed arbusti ordinati. Ad accoglierci il titolare Denis e sua moglie Elisabetta.
Denis ci accompagna in giro della cantina, dove riesco a scambiare con lui qualche opinione sulle bizze climatiche degli ultimi anni, e parlare di come le sue tecniche produttive vi si siano adattate per mantenere ed incrementare la qualità.
Passiamo attraverso gli uffici ed il magazzino e raggiungiamo l’ampia sala superiore, dedicata alle presentazioni e alle degustazioni. Da poco rimodernata, è accogliente ed arredata con gusto.
Una volta raggiunti anche da Elisabetta ci accingiamo ad aprire la prima bottiglia, ma dobbiamo soffermarci ad osservare la curiosa etichetta che da poco è stata completamente rivisitata.
Si tratta di un progetto grafico di un giovane designer che rappresenta una moderna stilizzazione del muso di un cane. Si tratta sicuramente di un immagine originale che balza all’occhio e personalizza incredibilmente la bottiglia.
Sebbene personalmente credo che le differenze di etichetta tra le varietà siano troppo piccole, trovo che la riconoscibilità e la capacità di restare impresse come simbolo dell’azienda nella memoria del consumatore siano particolarmente alte.
Schioppettino del 2010, dunque. Il colore rubino è quello caratteristico, i profumi eterei sono gradevoli mentre in bocca, sebbene siano percepibili moderati tannini e la tipica acidità, manca forse un pò di incisività e consistenza. Ma ciò come già in precedenza si è accennato, è anche il ritratto dell’annata complessa. Più corposo ed elaborato, con evidenti sentori evoluti è apparso lo Schioppettino del 2009. I tannini sono più rotondi e complessivamente risulta più armonioso. A questo punto abbiamo rotto la nostra tradizione con un assaggio fuori programma, poiché ci si è presentata l’occasione di assaggiare il Pinot nero 2008, chicca di cui Denis è orgoglioso. Infatti è tutt’altro che facile produrre un P.N. equilibrato ed espressivo nel nostro territorio. Emergono i sentori fruttati e l’acidità caratteristica, ed Heidi manifesta con entusiasmo il suo apprezzamento!
Ma al nostro tavolo si gioca anche un’altra partita.. quella tra Michele e Matteo.
Michele non riesce proprio a credere che la virtù di Matteo sia cosi solida da permettergli di resistere alla tentazione di un bicchierino! E noi ce la ridiamo di gusto!
Quando usciamo dalla sala di degustazione ci rendiamo conto di quanto tardi sia… Si conferma il mio motto
il tempo vola quando uno si diverte!
E’ buio, la luna è sorta da un pezzo e forse è arrivato anche per noi il momento di rientrare.